La scrittrice inglese E.L.James ha pensato alle sfumature di Rosso, di Nero e di Grigio e molti ne sono stati letteralmente rapiti, facendo diventare il libro un bestseller e il film un campione di incassi.
Confesso che non ho letto nessuno dei libri e non ho visto il film ma il titolo mi è sembrato perfetto, con il mio adattamento, a sintetizzare quello che penso in merito all’essere green oggi. Se poi consideri che ho appena compiuto 50 anni, capisci che non avevo scampo!
Veniamo al punto. Oggi si fa un gran parlare di Green, dalla Green economy ai Green jobs, ai prodotti Green, al vivere Green…. Purtroppo, mentre da noi in Italia si parla, in altre parti dell’Europa e del mondo si agisce. Quelle che altrove sono solide realtà da noi rimangono enuciati, buone intenzioni e… spesso, Green washing.
Non che manchino gli esempi virtuosi, ed è di questi che vi racconterò nei miei post futuri, ma purtroppo regna ancora una disinformazione e una confusione che, alla fine, danneggiano chi cerca di fare le cose sul serio e diventano boomerang che sortiscono effetti opposti a quelli auspicati, nella società e nel mercato.
Un solo esempio per tutti. Le pitture all’acqua sono ecologiche e non fanno male alla salute. Niente di più falso! Il fatto che il solvente, ingrediente fondamentale delle pitture, non sia derivato da sintesi chimica ma sia semplice acqua, comporta che sia accompagnato da sostanze antifungine e antimuffa, ovviamente prodotte da sintesi chimica. Ci sono poche semplici regole in natura: una di queste è che dove c’è acqua ferma e al chiuso c’è muffa!
E la cosa più grave della mistificazione che molti grandi produttori reiterano da anni è che, quando si apre un barattolo di vernice con solventi sintetici (e maleodoranti) si tiene il naso lontano o si usano delle protezioni. Quando invece si apre un barattolo di vernice ecologica all’acqua se ne respirano tranquillamente gli effluvi, inalando quegli additivi di cui sopra.
Ma allora le vernici ecologiche non esistono? Certo che esistono, sono quelle che hanno come solventi terpeni di agrumi e olii derivati da sostanze vegetali, disponibili sul mercato a prezzi accessibili e che non creano nessun danno a chi vive negli ambienti in cui sono state applicate, e soprattutto a chi le usa per decenni, otto ore al giorno, 5 o 6 giorni a settimana: l’imbianchino, gli addetti ai tintometri e tutti gli operatori della filiera, fino allo smaltimento. Ma questo merita ampia trattazione e l’avrà su questo blog.
Tornando al tema del post vorrei sottolineare come non è corretto, anzi è fuorviante, pensare che ci sia un solo modo per essere Green… una sola unica via, una ricetta da seguire. Sono sempre stato allergico agli estremismi ma in architettura, edilizia, urbanistica e design il compromesso e l’ottimizzazione sono l’unica via possibile, dopo che gli estremismi hanno prodotto danni irreparabili di cui ancora oggi paghiamo il prezzo.
La parola chiave è Ottimizzazione Green. Non esistono ricette infallibili, valide per ogni situazione. Ogni volta occorre un’analisi approfondita su cui basare le scelte più corrette, in un’ottica di ottimizzazione costi/benefici.
Questo è tanto più vero se si considera che oggi si lavora sulla rigenerazione e la riqualificazione dell’esistente, piuttosto che sulla produzione di nuovi pezzi di città e nuovi edifici. Ovviamente il design fa eccezione.
E’ facile comprendere come, se devo ristrutturare un appartamento, devo prima capire bene con che materiali è stato costruito, e quali di essi posso sostituire, migliorare, integrare con tecniche e materie ecosostenibili e biocompatibili. Devo capire che grado di sostenibilità, che sfumatura di Green, posso ottenere con un intervento che non preveda necessariamente di radere al suolo tutto l’edificio, per poi ricostruirlo in logica Green. In una parola devo ottimizzare l’esistente con il nuovo che aggiungo e con costi sostenibili. Non dimentichiamo che il concetto di sostenibilità fu declinato, fin dall’inizio, nei tre ambiti: ambientale, sociale ed economico.
Per ogni intervento, ogni azione, ogni buona abitudine che, inevitabilmente, dovrà misurarsi con il passato e con il presente, potrà essere progettato un futuro in ottica più Green, secondo una logica di progressiva riconversione e miglioramento nel tempo, che porti ad un mondo migliore in cui possiamo ritrovare quell’equilibrio, perso negli ultimi decenni, tra ambiente naturale e ambiente artificiale, con l’uomo al centro!
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